ARRIVANO I NOSTRI!!



Roma, 30 luglio 2007 - E' iniziato questa mattina alle 7.30 lo sgombero delle baraccopoli degli Orti del Parco degli Acquedotti in presenza delle Forze dell'Ordine, del presidente del Municipio Sandro Medici e del vicepresidente Massimo De Simone. Prima di procedere alla demolizione delle numerose baracche, è stato effettuato un fitto controllo per evacuare tutti coloro che ci vivono, alcuni anche da 20 anni, e che verranno spostati a via del Calice. Come, infatti, ha spiegato Medici: "Prima si trattava di Orti abusivi ora è più che altro una baraccopoli. Qui qualcuno affittava posti letto a senza fissa dimora anche a 800 euro al mese. E poi c'erano continui episodi di criminalità, che nemmeno più gli abitanti storici delle baracche riuscivano ad arginare".

LA RIQUALIFICAZIONE - Una volta conclusa l'operazione, per la quale si prevede saranno necessarie alcune settimane, l'area verrà rinaturalizzata. Poiché si tratta di proprietà privata, le spese saranno coperte dalle Fondazioni Gerini e Gaetani che provvederanno a rimborsare il Comune di Roma. Da ROMAONE.IT

Noi del Comitato Appio Claudio, siamo ovviamente soddisfatti del risultato ottenuto, anche se ci sfugge il motivo per cui, a questi abusivi, sono state fatte delle concessioni, Ma ora non è il momento delle polemiche, e vogliamo approfittare di questa occasione per ringraziare tutti coloro che oltre noi, si sono prodigati per il raggiungimento di questo comune obiettivo.
Dal Presidente del X Municipio Sandro Medici, all’onorevole Massimiliano Valeriani della terza Commissione Consiliare Permanente Ambiente, non per ultimo la Comunità Territoriale del X Municipio e il Direttore del Servizio Giardini Stefano Mastrangelo.

Questi sono stati gli attori principali della battaglia per la legalità all’interno di questo stupendo e storico Parco, quindi; gloria a loro. Chiudiamo con questa notizia, Augurandovi Serene vacanze.

CORTE DEI CONTI: OK BEPPE GRILLO, VIA I POLITICI CORROTTI


Via, per sempre, i politici corrotti: chi riveste una carica pubblica e viene condannato in via definitiva per "cattiva amministrazione", non deve avere la possibilita' di candidarsi di nuovo. A sorpresa, la Corte dei Conti si dichiara d'accordo con la proposta, che definisce "un po' forte, clamorosa", come quella di Beppe Grillo che recentemente ha depositato alla Cassazione una richiesta di legge popolare per un "Parlamento pulito". Il procuratore generale della magistratura contabile Claudio De Rose, in occasione di una riflessione sui risultati raggiunti dalla Procura generale in vista del suo prossimo collocamento a riposo, si spinge ancora piu' in la': "Chi e' condannato in via definitiva deve essere destituito dalla carica che riveste". L'ineleggibilita' e la revoca del mandato dovrebbe riguardare in particolare chi si macchia di corruzione in tema di appalti o di frodi comunitarie, fenomeno questo che "non accenna a diminuire". Sulla stessa linea, il viceprocuratore generale aggiunto Mario Ristuccia: "C'e' una domanda nel paese di corretto uso delle risorse pubbliche. Se c'e' un amministratore che le usa in modo distorto, una sanzione accessoria di questo tipo sarebbe la garanzia di cui la Nazione avrebbe bisogno".
La Repubblica.it

COMPLESSO TERMALE NEL PARCO DEGLI ACQUEDOTTI



La Villa delle Vignacce è una delle più importanti ville del Suburbio romano. Costruita per la prima volta probabilmente in età tardo-republicana, viene monumentalizzata nel II secolo d.C. con la realizzazione di lussuosi padiglioni residenziali, giardini con ninfei e giochi d'acqua ed un impianto termale privato. Abitata per lungo tempo, dalla villa provengono importanti sculture e reperti oggi conservati tra i maggiori musei del mondo. Di essa sono attualmente visibili solo una piccola parte di resti monumentali.Tutto questo accade nel Parco degli Acquedotti che è uno dei piu' importanti complessi paesaggistici d'Italia, un brano di Campagna Romana, miracolosamente sfuggito alla speculazione edilizia, in cui convivono in una suggestiva armonia le memorie della storia romana e medievale ed i silenzi e le asprezze del classico paesaggio dei dintorni della Città Eterna.Nel 2005 è sorto nei membri dell'AIRC (American Institute for Roman Culture) il desiderio di poter contribuire alla conoscenza ed alla valorizzazione di questo straordinario patrimonio culturale, dando vita ad un progetto di ricerca internazionale e multidisciplinare in cui, collaborando con il Ministero per i Beni e le Attività culturali e la Sovraintendenza ai Beni culturali del Comune di Roma, fosse possibile coinvolgere anche altre istituzioni ed enti locali e, soprattutto, i cittadini, veri titolari di questa importantissima ricchezza.E' nata cosi' l'idea di indagare archeologicamente per la prima volta in modo sistematico la Villa delle Vignacce, situato lungo i margini del Parco all'inizio di via Lemonia. Il progetto ha carattere didattico ed internazionale, e vede la partecipazione di ricercatori e studenti americani ed italiani, in un proficuo scambio di conoscenze, competenze, culture.L'obiettivo è quello di poter contribuire ad arricchire le conoscenze sul nostro passato e di valorizzare in modo adeguato un sito di cosi' straordinaria bellezza.Il pubblico può visitare ed assistere agli scavi nei giorni di mercoledi e giovedi dalle 16.00 alle 17.00. (17/07/2007 AbitareaRoma.net)

L'ACQUA BATTESIMALE E' GRATIS!

A partire dal 1929, con la firma dei Patti Lateranensi, lo stato italiano si fa carico della dotazione di acqua per lo Stato Vaticano, in virtù dell'articolo n. 6, che al primo comma dice che "L'Italia provvederà, a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati alla Città del Vaticano un'adeguata dotazione d'acqua in proprietà". L'Italia si fa carico da allora dei 5 milioni di metri cubi d'acqua consumati in media dallo Stato Pontificio. Per le acque di scarico, Città del Vaticano si allaccia all'Acea, ma non paga le bollette, perché non riconosce la tassazione imposta da enti appartenenti a stati terzi. In soldoni, non riconosce Acea perché è "straniera".Quando Acea si quota in borsa nel 1999, chiede un intervento al governo italiano, che ripiana i 44 miliardi di lire di debiti relativi alla fornitura delle acque vaticane. Da quel momento, la Chiesa avrebbe dovuto farsi carico di una spesa di 4 miliardi di lire annui, ma non è andata così. Tutti i salmi finiscono in gloria, e lo Stato italiano si trova di nuovo nel 2004 a pagare il conto: tocca alla finanziaria 2005 stanziare 25 milioni di euro subito e quattro dal 2005 per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprie. Nel 2001 il Governo Berlusconi istituisce una commissione bilaterale per provare a dirimere la questione delle acque benedette, ma pare che ci sia poco da fare per i debiti che ACEA lamenta, il Vaticano è disponibile a pagare solo una quota di 1.100 euro, per realizzare un depuratore STOP.


La commissione ha assicurato allo stato pontificio la dotazione d'acqua richiesta (1059 once all'anno) sempre con carattere di gratuità, come disposto dai patti lateranensi, per far fronte alle esigenze sia all'interno delle mura Lonine, che all'esterno, a beneficio delle sedi di dicasteri ed enti contrali della Chiesa, indicati dalla Santa Sede con apposito elenco, che viene aggiornato in via diplomatica. Quali e quanti siano è da scoprire. Il Vaticano comunque corrisponderà un contributo periodico in riconoscimento degli oneri connessi al trasporto dell'acqua. Carta e penna alla mano, facendo due conti si realizza facilmente che il debito dal 1999 ad oggi ammonta a circa 52 milioni di euro. C'è da strabuzzare gli occhi, al pensiero dell'enorme buco che lo stato italiano ha dovuto ripianare e che Acea ha tollerato, soprattutto se si confronta con un normale cittadino, che se non paga una bolletta rischia di trovarsi i sigilli sul contatore! L'acqua è diventata un bene preziosissimo per il pianeta, a causa delle molte guerre che per essa si combattono. Nei Paesi poveri si imbracciano i fucili per avere qualche zampillo d'acqua potabile che garantisca la sopravvivenza. Nei Paesi ricchi invece il business si fa privatizzandola: comprando a poco prezzo le fonti, e rivendendo in bottiglie di plastica etichettate un "prodotto" che in realtà è un bene primario, un'esigenza per la vita della collettività. Le grandi multinazionali e le multiutility dei comuni fanno schizzare i bilanci alle stelle vendendo l'acqua a prezzi più elevati del petrolio, ma l'acqua è soprattutto vita, bene comune dell'umanità. Ecco perché anche il Vaticano dovrebbe riconoscerle il giusto valore (se non per il debituccio'). http://www.francarame.it/?q=node/200

OTTO PER MILLE


Il finanziamento alla Chiesa Cattolica, deciso con la revisione concordataria del 1984, con l'inghippo dell'otto per mille sottoscritto da Craxi per acquisire benemerenze presso il Vaticano, è, nella formulazione italiana, null'altro che una truffa in quanto la percentuale dei contribuenti che firmano l'otto per mille a favore della Chiesa cattolica è di circa il 45%, che poi in sede di liquidazione dell'importo calcolato diventa quasi il 90%. In altri paesi con forte presenza cattolica le cose sono regolate in modo più giusto e trasparente. In Germania ad esempio il credente versa volontariamente alla sua chiesa un 9 per cento dell'imposta sul reddito pagato, chi non vuole semplicemente non paga; in Spagna il contribuente può dichiarare che lo 0,5 per cento del gettito fiscale possa essere destinato alla Chiesa o allo Stato, in assenza di scelta la cifra è destinata ad altri fini. In Italia invece la Chiesa Cattolica, mai sazia di privilegi, è riuscita a mettere a punto e far approvare un meccanismo perverso che le consente di incamerare quasi totalmente il cosiddetto otto per mille dell'IRPEF, qualunque sia la scelta o la non scelta degli italiani. La relativa legge che consente la truffa può essere quindi considerata più rispondente a reciproci interessi politico-economici che a una precisa definizione della volontà dei cittadini.Il nuovo sistema di finanziamento dell'organizzazione ecclesiastica è oggi regolato dalla legge 222 del 20.05.1985, e recepisce gli accordi raggiunti il 15.11.1984 da Mons. Attilio Nicora e dal prof. Francesco Margiotta Broglio. Al secondo titolo del punto 3 del Protocollo Addizionale Beni ecclesiastici e sostentamento del clero", viene superato il precedente sistema della congrua sia nella forma dell'erogazione sia nella gestione dei fondi. L'articolo 21 infatti prevede la creazione di un "Istituto per il sostentamento del clero" alle dipendenze del vescovo di ogni diocesi, e di un "Istituto Centrale" alle dipendenze della CEI, dove far confluire l'enorme tributo dell'otto per mille e i versamenti fino a due milioni detraibili dalla denuncia dei redditi.L'articolo 46, che prevede appunto questa forma di erogazione, chiamata "obolo" perché elargisce un contributo personale, grava comunque sulle pubbliche finanze sotto forma di minori introiti di imposta. C'è da aggiungere che gli esperti finanziari pensavano che da queste libere offerte venisse la parte più rilevante del finanziamento della chiesa, ma così non è stato. Il loro gettito è stato di circa 45 miliardi l'anno, ed è attualmente in diminuzione. Questo smacco dimostra in maniera clamorosa che il nuovo finanziamento in nessun modo si può chiamare "Autofinanziamento".L'entità dell'otto per mille dell'IRPEF è attualmente di circa mille miliardi ma, per effetto dell'inflazione, è ovvio che il suo aumento farà sempre lievitare la percentuale da attribuire alla Chiesa Cattolica. Questo versamento effettuato da TUTTI i cittadini può essere suddiviso mediante una scelta espressa fra lo Stato, la Chiesa Cattolica e le altre piccole confessioni religiose che hanno accettato di partecipare alla spartizione (i Testimoni di Geova, i più pericolosi concorrenti del Vaticano, sono da dieci anni in attesa di essere inseriti, ma inutilmente).Ma il meccanismo perverso che favorisce la Chiesa Cattolica è la quota dell'otto per mille di quei cittadini che, intendendo sottrarsi a tale invito, non firmano nessuna preferenza e di quei cittadini che, riconoscendosi in un'etica laica, scelgono lo Stato Italiano e loro malgrado sono quasi totalmente aggiunti alla quota riservata alla Chiesa Cattolica, in virtù di uno stratagemma ideato per aggirare l'ostacolo dei non credenti e mantenere il più alto possibile l'introito per la Chiesa Cattolica.Lo stesso comma 3 si conclude così: ...in caso di scelta non espressa da parte dei contribuenti la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse. Quale che sia, cioè, la percentuale delle scelte espresse, anche la quota su cui non è stata effettuata nessuna scelta viene distribuita alla Chiesa Cattolica o allo Stato, in percentuale alle scelte a loro favore. Solo fra loro, perché le altre confessioni dignitosamente non hanno accettato di partecipare a questa ulteriore spartizione.Un esempio concreto: se su 100 cittadini 90 non si esprimono (per disinteresse o per tacita delega allo Stato), e solo 8 firmano per la Chiesa Cattolica, l'80 per cento della quota IRPEF stabilita andrà alla Chiesa Cattolica. Ecco come in Italia una evidente minoranza può diventare la quasi totalità degli italiani che finanzieranno, loro malgrado, un'associazione religiosa. Anche le somme accumulate per la scelta a favore dello Stato sono convogliate ad opere assistenziali, in Italia quasi interamente in mano alla Chiesa Cattolica. In tal modo non viene assolutamente rispettata la volontà di chi, non scegliendo o scegliendo lo Stato, ha inteso sottrarsi all'obbligo di partecipare a questa specie di referendum che, fra l'altro, viola il diritto di riservatezza. Non solo viene limitata la libertà di scegliere o non scegliere, ma è evidente l'intrusione nel segreto delle coscienze.Questa situazione si aggrava ulteriormente da quando la legge consente ai lavoratori dipendenti di affidare al datore di lavoro la redazione della proprio denuncia dei redditi, per possibili rischi di rappresaglie sul posto di lavoro.Un'altra cosa non corretta è il sistema di conteggio delle scelte effettive dei contribuenti la cui percentuale non viene attribuita contando la reale destinazione della scelta espressa, ma con un sorteggio a campione che molti ritengono addirittura illegale.Quanto all'entità delle somme erogate alla CEI sulla base di tale forma di finanziamento, è previsto un complesso sistema di transizione che stabilisce anticipi e conguagli annuali e di triennio in triennio. Gli acconti versati dallo Stato alla CEI con il nuovo sistema dell'otto per mille sono di circa 700 miliardi l'anno, salvo poi conguagli e ulteriori anticipi che nel 1996 hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 1500 miliardi più 800 miliardi, sempre a conguaglio, che la magnanimità dei vescovi ha accettato fossero rateizzati. Dopo l'erogazione di quest'enorme cifra, che dalle disastrate casse della Repubblica Italiana è passata a rimpinzare quelle del Vaticano, il Card.Ruini ha avuto modo di dichiararsi soddisfatto e durante una recente assemblea della CEI ha indicato anche come saranno ripartiti i 1500 miliardi appena ricevuti:
565 miliardi per mantenere e assicurare gli stipendi ai 40.000 preti italiani; 10 miliardi per un fondo domestiche, vista la quasi scomparsa delle perpetue; 390 miliardi alle diocesi per l'edilizia, per i monasteri di clausura, per le facoltà di teologia e altri enti del genere; 190 miliardi al restauro dei beni culturali ecclesiastici e a iniziative nel campo delle catechesi; 10 miliardi a un fondo per la cultura; 30 miliardi per case canoniche delle parrocchie del sud; 280 miliardi alle spese di carità, ma di questi 140 saranno dirottati per opere (?) nel terzo mondo.Un esempio di opere nel terzo mondo sono anche i 40.000 dollari donati dal Vaticano alla Croazia durante laguerra con la Bosnia.Come è a tutti evidente solo una minima parte dell'otto per mille va in opere di carità, che oltretutto non sono verificabili da nessuno, come conferma l'art.44 del titolo 2 sempre del Protocollo Addizionale: si stabilisce che la CEI trasmetta annualmente all'Autorità Statale un rendiconto relativo all'effettiva utilizzazione delle somme ricevute a vario titolo direttamente dai cittadini o dallo Stato". Su tali rendiconti, però, non sono previsti né controlli né verifiche.Prima lo Stato stipendiava direttamente i preti, ora, con la nuova intesa, il finanziamento va direttamente ai vescovi, aumentando notevolmente l'autorità nei loro confronti. Di diversa natura sono i contributi che vanno a sostenere opere e associazioni cattoliche nel contesto del finanziamento di attività sociali, assistenziali, scolastiche, editoriali di vario genere: sono finanziamenti in granparte assicurati dalle Regioni, dai Comuni e ancora dallo Stato.La verità è che tra una cosa e l'altra lo Stato Italiano sta concentrando un'enorme quantità di denaro nelle casse di uno stato straniero non democratico e non controllabile. C'è da osservare infine che nella pubblicità svolta attraverso radio, televisioni pubbliche e private, giornali, opuscoli e perfino le comunicazioni bancarie ai clienti e con l'aiuto massiccio delle aziende a partecipazione statale come la SIP prima, la Telecom adesso, la CEI afferma di non ricevere più contributi diretti dallo Stato, in seguito ad una scelta di libertà e di povertà evangelica. Niente di più falso.La legge parla esplicitamente di somme ricevute "direttamente" dallo Stato, come del resto i fatti confermano. Il regime di privilegio si evidenzia anche perché a fare propaganda è sostanzialmente solo la gerarchia cattolica, lo Stato non entra praticamente in competizione e le altre confessioni non hanno la forza per garantirsi una vera campagna di spot.La Chiesa con i suoi enormi patrimoni ha da tempo capito che la forza del cristianesimo sta nel potere che si mantiene con il possesso e il continuo accumulo di ricchezze, catturando e azzannando i beni della terra. Attilio Nicora detto "Monsignor otto per mille" e ora vescovo di Verona è un esempio attuale della febbrile penetrazione della Chiesa nel mondo della finanza.A lui, per aver ideato la truffa dell'otto per mille, il Vaticano sta riservando una luminosa carriera (prossimo arcivescovo di Milano?); intanto a Verona, attraverso l'opera sua, è sorto un grosso Pool di Banche cattoliche, una sorta di IOR, che per importanza è il terzo polo in Italia. Il Pool unisce infatti la Cariverona, l'Unicredito a cui fanno capo la Cassamarca di Treviso, la Cassa di Risparmio di Trieste, la Cassa di Risparmio di Gorizia, quella di Udine e Pordenone, la Banca di Trento e Bolzano (già dellaCuria Trentina). E' in patto con l'Ambro-Veneto e con la Cassa di Risparmio di Torino e Genova, ed ha comprato quote della Popolare di Verona (la Popolare con quei soldi ha pagato il Banco dei Santi che ora fa parte della Popolare, il cui presidente Zanotto, come i suoi dirigenti, è sempre dell'Opus Dei). Alla Chiesa adesso non interessano più i partiti di riferimento: il gregge è ormai politicamente disperso. Alla Santa Chiesa interessano ora più che altro le BANCHE. Il grande polo bancario padano dovrebbe essere di 43 mila miliardi di raccolta, 26 mila miliardi di impieghi, 7 mila miliardi di patrimonio con 800 sportelli. Tutto sotto l'egida della Chiesa Cattolica e la protezione dello Spirito Santo. E' sotto gli occhi di tutti l'immagine di un cristianesimo aziendale, di possesso e di rapina, visto che i loro immensi patrimoni immobiliari e le loro ricchezze in genere non pagano una lira di tasse. La degenerazione capitalista tanto denunciata da Wojtyla è solo ipocrisia.
Mario Patuzzo http://www.disinformazione.it/8permille.htm

VUOI GIOCARE ALL'ORATORIO? 2 EURO, GRAZIE!

FRASCATI (RM)-ADISTA NOTIZIE. La denuncia è contenuta in una lettera inviata al presidente del X Municipio Sandro Medici, ed è stata pubblicata il 14 giugno scorso sulle pagine locali del Gazzettino del Lazio: Carlo Campanella, un parrocchiano della parrocchia di S. Andrea Apostolo in località Centroni, ai confini del comune di Roma (nel X Municipio, ma già all’interno del territorio della diocesi di Frascati, e quindi affidata alla cura pastorale del vescovo Giuseppe Matarrese) ha preso carta e penna per raccontare, a nome di un gruppo di genitori, dell’iniziativa presa dal suo parroco, don Nunzio Liberti. Don Nunzio – racconta Campanella – ha recentemente deciso di far pagare ai bambini, “parlo di bambini intorno ai 10 anni”, “2 euro ogni volta che vogliono entrare a giocare”. Non solo: il parroco ha incaricato una persona di sua fiducia di riscuotere i soldi, “previa prenotazione, come si fa con le strutture private”. Il problema però è che – anche volendo pagare – spesso l’incaricato “per i più svariati motivi” non viene nemmeno ad aprire il cancello. E i ragazzi restano fuori. Ora - scrive Camapanella - a parte il fatto che essendo io cresciuto in un oratorio non ce lo vedo don Bosco che andava in giro a recuperare ragazzi per poi chiedere loro 2 euro per entrare”, “faccio presente che si è cercato di parlare con il parroco di questo problema, ma ci è stato risposto che il campo è suo ed è lui che decide, che i campi delle chiese limitrofe usano lo stesso sistema e inoltre che i bambini pagando 2 euro imparano ad usare bene i soldi, anziché sprecarli – a suo dire – per le caramelle o le figurine”. Dulcis in fundo, Campanella ricorda che, nonostante il nuovo piano Regolatore, in tutto il territorio non esistono spazi dedicati ai bambini ed al gioco, se non quelli di proprietà della parrocchia. Un’area, quella dell’oratorio di S. Andrea, che – racconta Campanella – fu inaugurata alcuni anni fa dal sindaco Veltroni, che in quell’occasione parlò “di fondi stanziati dal comune” per la sua realizzazione. Navigando all’interno del sito della Regione Lazio (www.regione.lazio.it/web2/ contents/download/servizi/oratori/Graduatorie_pubblicare_internet.pdf) si può inoltre facilmente verificare come, grazie alla legge regionale n. 13 del 13 giugno 2001 (fortemente voluta dall’ex presidente della Regione Francesco Storace) che conferisce “pieno riconoscimento agli istituti denominati ‘Oratori’ che svolgono attività di educazione e formazione rivolte ad adolescenti e giovani”, l’oratorio di S. Andrea sia stato inserito già nel 2004 nella graduatoria delle domande ammesse al finanziamento regionale per una somma pari a 6mila euro. L’equivalente del prezzo di entrata di 3mila ragazzini. (valerio gigante)