IL DIPARTIMENTO VIII DEL COMUNE DI ROMA VUOLE ESTENDERE IL SUK DI VIA TUSCOLANA


La Comunità Territoriale del X: “È una beffa”

Da tempo la Comunità Territoriale, organismo di coordinamento tra 20 associazioni e comitati di quartiere che operano nel X Municipio, denuncia la grave situazione in cui versano alcune strade del territorio, dove è ormai impedito ai cittadini di camminare liberamente a causa della presenza eccessiva e ingombrante del commercio ambulante, autorizzato e abusivo. In particolare la situazione è ormai insostenibile in via Tuscolana, in via del Quadraro e in via M. F. Nobiliore.
La Comunità Territoriale ha già fatto presente all’assessore municipale De Simoni e all’assessore comunale Bordoni che l’occupazione dei già ristretti marciapiedi da parte degli ambulanti ostacola il libero transito dei cittadini e lo impedisce del tutto ai portatori di handicap, non vedenti, anziani, mamme con i passeggini. Ciò reca anche seri problemi di sicurezza perché impedisce l’entrata di eventuali soccorsi, sia presso alcune stazioni della metropolitana, sia ad alcuni palazzi i cui portoni sono letteralmente sbarrati dal posizionamento degli ambulanti. Ci si attendeva dunque un intervento per risolvere radicalmente una situazione non più tollerabile, con la delocalizzazione in spazi più idonei del commercio ambulante. E invece abbiamo saputo che in data 28.10.2008 il Dipartimento VIII del Comune, non rendendosi conto della situazione, ha chiesto addirittura nuove localizzazioni. L’Assessore municipale De Simoni ha respinto giustamente la richiesta che ha assunto di conseguenza l’inconfondibile sapore della beffa a danno dei cittadini. “Sia chiaro” – afferma il coordinatore Aldo Pirone – “noi non abbiamo nulla contro lo svolgimento di questo tipo di attività perché tale offerta commerciale viene incontro, soprattutto in questi tempi assai grami, ad una necessità della popolazione, soprattutto dei ceti meno abbienti. Chiediamo però che venga svolta nel rispetto delle leggi, dei regolamenti e dei diritti più elementari di tutti i cittadini. In particolare dei più deboli.”
La Comunità Territoriale ritiene che con un’accurata ricognizione del territorio si possa trovare, anche con il contributo di proposte dei Comitati di quartiere, una sistemazione rispettosa dei diritti di tutti e delle esigenze degli ambulanti. E tale richiesta ha rivolto agli amministratori competenti municipali e comunali.

QUANTO SPENDE IL COMUNE DI ROMA PER MANTENERE I ROM


Milioni di euro per far alloggiare un centinaio di nomadi al camping privato della Cesarina.

Per mantenere i rom il Comune di Roma spende quasi 26 milioni di euro l’anno. Una cifra che non ha pari nelle altre metropoli italiane. Nella capitale vivere in un campo attrezzato è un lusso soltanto per la collettività dei contribuenti, visto che gli «ospiti» non spendono un euro per gli alloggi, per luce e gas e per ricevere l’assistenza comunale in fatto di scolarizzazione e di asili nido. Un dato che stride con quanto accade - ma è solo un esempio - nel IV municipio dove oltre 800 famiglie romane non sono riuscite a trovare un posto per i loro piccoli negli asili nido del Comune. Ma nel vicino camping della Cesarina il Comune spende solo di affitto oltre 600mila euro l’anno per ospitare un centinaio di rom.Per mantenere i rom in città il Comune di Roma spende, di tasca sua e di contributi, 26 milioni all’anno. Una cifra che non ha eguali in Italia. A Milano, dove la Moratti spende per i rom circa un quarto, i nomadi per stare nei campi comunali pagano luce e acqua. In Veneto, senza mettere mano al portafogli, nei container non entra nessuno. Nel nord Italia gli zingarelli per andare a scuola usano lo scuolabus esattamente come i coetanei italiani. A Roma, no. Il cosiddetto programma di «scolarizzazione rom», da intendere però solo come trasporto e accompagno, è stato appaltato da Rutelli e Veltroni a tre associazioni legate alla sinistra. A oltre 2 milioni all’anno. Un botto di soldi. Con quali risultati? Praticamente zero. Quanti delle centinaia di zingarelli che girano il centro la mattina conoscono la tavola pitagorica? I piccoli rom sono bravi solo a contare i soldi nei portafogli altrui. Altro che tabelline. Ma gli sprechi non si contano. Per mantenere i rom nella capitale, fra luce, acqua, condizionatori d’aria, piscine, scolarizzazione, vacanze estive, sovvenzione a feste e corsi di formazione, in questi anni Veltroni non ha badato a spese. C’è chi questi conti li ha fatti di recente. È il neo-consigliere comunale Fabrizio Santori, che ha spulciato bandi ed appalti e stilato un Dossier. Quanto costa ogni nomade al mese ai cittadini romani? Ecco i dati. La gestione dei campi, che fa capo al Dipartimento V (Politiche sociali) del Comune, nel 2006 è costata 3.800.000 euro. Lo stesso Dipartimento ha speso per interventi di bonifica igienico-ambientale 1.750.000 euro. Poi ci sono le voci di spesa «minori»: consulenze esterne 138mila euro, attrezzature informatiche 40mila euro, personale del V Dipartimento 66.300 euro, wc chimici (acquisto, pulizia e manutenzione) 375mila euro, affitto del Camping Nomentano 22.500 euro. E poi le spese straordinarie: nel 2006 il Comune ha speso per acquistare i containers di Villa Troili 554.444 euro. Che non sono esattamente una spesuccia. Ma siamo solo agli inizi. La scolarizzazione, che fa capo all’XI Dipartimento (scuola), è costata 2.333.333 euro. I servizi sociali per i rom, gravanti sui bilanci dei Municipi, sono costati in totale 1.440.000 euro. Fra luce e acqua gratis, interamente a carico dell’Acea, se ne sono andati nel 2006 altri 1.830.00 euro. La raccolta rifiuti, fra interventi ordinari e straordinari, ha gravato sull’Ama per 381mila euro. Al nord i capifamiglia nomadi pagano, da noi è tutto gratis. Ma non basta. Nel conto c’è da mettere anche la quota delle vetture di Trambus a disposizione della scolarizzazione (1.200.000 euro nel 2006), i buoni scuola per i libri (218.000 euro) e l’uso gratuito delle mense scolastiche (nel 2006 le famiglie romane hanno pagato 288.000 euro per le mense). E dulcis in fundo, i finanziamenti a feste, iniziative culturali, vacanze estive al mare e ai monti, pagati da Comune e Municipi, per un totale stimato di 1.700.000 euro. La somma complessiva è di 19.380.000 euro. A questi soldi, però, vanno aggiunti ulteriori fondi del Comune e dello Stato. Si tratta degli interventi straordinari dei vigili e delle forze dell’ordine (72mila euro), delle spese di Pm e magistrati per indagini sui reati commessi da rom (stimate in 874mila euro), dell’utilizzo gratuito da parte dei rom delle strutture sanitarie pubbliche, costate alle Asl e al Ministero della Salute 360.663 euro. Per finire, con un’evasione fiscale stimata in 5.200.000 euro. In totale, nel 2006 Veltroni e Prodi per mantenere i nomadi a Roma hanno pagato 26.646.253 euro. Dato che i rom assistiti erano 5.227, per ognuno i romani hanno pagato la bellezza di 5.097 euro. «Ovviamente ci sarebbe da aggiungere il costo dei rom dei campi abusivi, - conclude Santori - che gravano in termini di trasporti, luce, spazzatura, sulla città». Poi c’è ancora chi si meraviglia se Roma ha voltato pagina.LE VACANZE DEI ROM NEL CAMPING CON ASILOMilioni di euro per far alloggiare un centinaio di nomadi al camping privato della Cesarina. Aria fresca, alberi e verde, uccellini che cinguettano, giochi per i bambini. Come in villeggiatura. A pagare è il Comune di Roma. Quasi 600mila euro l’anno il canone di affitto. Dentro il campeggio i rom usufruiscono anche di un asilo nido, costo altri 3600 euro al mese. Tutto a spese del contribuente romano. Che lavoro fanno questi nomadi per campare, lo lasciamo intuire alla fantasia del nostro lettore. In buona sostanza è l’ennesima pagina di spese folli, l’ennesimo capitolo di quanto costa ai romani mantenere gli zingari in città.Il camping si trova in via della Cesarina, traversa di via Nomentana, IV Municipio. Quest’anno nel IV circa 800 bambini italiani sono rimasti fuori dagli asili nido comunali. Le famiglie pagano fior di quattrini per quelli privati. In media 5-600 euro al mese per ogni bebè. Per i rom, invece, nessun problema. I bambini glieli assiste il Comune, completamente gratis per loro, non per la collettività.I dettagli li fornisce l’ex consigliere municipale di An Fabrizio Bevilacqua, ora futuro assessore alla sicurezza. «Anche se l’ex minisindaco Alessandro Cardente non ha mai risposto alle interrogazioni dell’opposizione a proposito della Cesarina - racconta Bevilacqua -. Siamo venuti in possesso di dati a dir poco imbarazzanti dal V Dipartimento del Comune. I rom sono alloggiati al camping dal 2003. Il canone di affitto si aggira sui 591.300 euro annui, ai quali si aggiungono i 3.600 euro mensili elargiti per la gestione dell’asilo interno».Fatti i conti, nel quadriennio 2003-2006 sono in totale 2.538.100 euro. «Tutte spese che sono certificate da riscontri al V Dipartimento» precisa Bevilacqua: «Ma a queste vanno sicuramente aggiunte altre voci: servizi socio-sanitari, scuolabus, scolarizzazione, interventi ordinari e straordinari dell’Ama».E non basta. «Bisognerebbe fare luce anche sui meccanismi delle borse-lavoro e dei corsi di formazione - aggiunge l’esponente del Pdl -. Finito un corso, molti si iscrivono a un secondo, poi a un terzo, per avere i sussidi. Senza mai andare a lavorare».Quanti sono i rom della Cesarina? Ufficialmente 100, anche se di fatto sono ospiti del campo altre 80-85 persone. In ogni caso, siamo sulle 20-25 famiglie. Calcolando il nucleo originario, al Comune ogni famiglia costa 30-35mila euro all’anno. Insomma, un pozzo senza fondo di spese. E tanti interrogativi. Di che campano i rom?Il nuovo presidente di centro-destra del IV, Cristiano Bonelli, promette che farà piena luce su tutta la vicenda: «Già in settimana mi incontrerò con l’Opera Nomadi (l’associazione che gestisce il villaggio, ndr). Un anno fa, come responsabile commissione sicurezza ho fatto un sopralluogo alla Cesarina. Alla mia domanda su che lavoro facessero i nomadi, è seguito il silenzio più gelido. Stavolta debbono rispondermi. O i nomadi si integrano in modo attivo, lavorando, mandando a scuola i figli, eccetera, oppure la struttura va chiusa».Bonelli annuncia che farà altri sopralluoghi, anche a sorpresa: «Poi occorre prendere una posizione netta. Non si può tollerare di pagare un affitto così esorbitante per gente che non ha nessuna intenzione di integrarsi».

Marcello Viaggio "Il Giornale" 18 maggio 2008

IL BENEFATTORE MANLIO CERRONI




Malagrotta, casi di tumori si indaga per omicidio colposo
Disposta anche l´acquisizione della registrazione della trasmissione Rai Report
di Marino Bisso.

Tumori e decessi sospetti denunciati da operai e residenti nell´area della discarica di Malagrotta. Sono una decina i casi finiti al centro di un´inchiesta aperta dal pm Maria Bice Barborini e dal procuratore aggiunto Achille Toro che coordina anche le indagini sul gassificatore e sulla gestione dei rifiuti nella discarica di Malagrotta. Intanto la procura ha disposto l´acquisizione della registrazione della trasmissione Rai Report dedicata al piano rifiuti nel Lazio che ha portato l´assessore Mario Di Carlo a restituire la delega sui rifiuti per le sue dichiarazioni sui rapporti di amicizia con Manlio Cerroni proprietario della discarica di Malagrotta. La nuova indagine del pm Barborini punta all´accertamento degli eventuali danni causati alla salute dei cittadini riconducibili all´area di Malagrotta sulla quale gravano sia il sito della discarica più grande d´Europa, che copre una superficie di 160 ettari, sia le Raffinerie che ad altri depositi di gas e carburante. I reati ipotizzati vanno dalle lesioni gravi fino all´omicidio colposo. Gli accertamenti sono stati affidati ai carabinieri dei Nas e del Noe. E presto potrebbero arrivare nuove denunce. L´avvocato Francesca Fragale del comitato "Giardini del Pescaccio" annuncia un nuovo esposto: «Stiamo preparando un dossier su alcuni decessi, in particolare su quelle di un 30enne e di un 50enne, per chiedere alla magistratura di verificare se possano essere ricondotti all´inquinamento dell´area di Malagrotta».Intanto entrano nel vivo le indagini sulle autorizzazioni sul gassificatore e le varie proroghe allo smaltimento dei rifiuti a Malagrotta nonostante i dati dell´Arpa allarmanti sull´inquinamento delle falde acquifere. Ora la procura dovrà esaminare tutta la documentazione acquisita in Regione. Tra le questioni critiche c´è il serbatoio di ossigeno risultato fuori legge in base alla legge Seveso. «Dalla relazione tecnica inviata dalla Giovi il 1° luglio 2008 risulta che il serbatoio di ossigeno (già carico e operante) avrà la capacità di 200 metri cubi. La società conferma tuttavia che non conterrà più di 160 tonnellate - contestano i carabinieri del Noe - Risulta invece dalle certificazioni e da un rapido calcolo che il serbatoio è capace di uno stoccaggio di 228 tonnellate e pertanto rientra nelle normative relative al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti». Ma non solo.
«Il consulente della Giovi-Colari ha dichiarato che il serbatoio sarà sostituito il 30 settembre con un altro di 50 tonnellate e successivamente con un altro ancora di 160 tonnellate - annotano gli investigatori - La situazione riscontrata suscita perplessità sul piano operativo, procedurale e della sicurezza. Secondo la normativa, in caso di modifiche che comportino una alterazione delle condizioni di sicurezza anti-incendio, vi è l´obbligo di avviare nuovamente l´iter, con presentazione del progetto e parere di conformità essendo la zona contornata da aziende a rischio di incidente rilevante».
(25 novembre 2008)



TRAGEDIA ANNUNCIATA

Roma, Parco degli Acquedotti


Tredicenne muore schiacciato da un albero durante il nubifragio
Stava giocando con tre coetanei nel parco quando all'improvviso un albero gli è caduto addosso schiacciandolo, davanti agli occhi del padre. É accaduto ieri pomeriggio in via Lucio Mario Perpetuo, angolo via Marco Decumio, nel quartiere Tuscolano, durante il violento nubifragio che si è abbattuto sulla capitale.

Il tredicenne italiano, Nicolò Blois, è stato soccorso dai sanitari del 118, ma è morto alle 16.40, prima che giungesse all'ospedale Vannini. Secondo il racconto di alcuni testimoni, il ragazzino è stato sorpreso da un temporale improvviso. I tre amici hanno cercato di allontanarsi ma mentre andavano via un pioppo, apparentemente in salute, è caduto su Nicolò.
Secondo i primi accertamenti medici Nicolò sarebbe deceduto a causa delle numerose fratture riportate alle vertebre cervicali. Sul suo capo sono state riscontrate anche diverse ferite lacero contuse. «Secondo i vigili del fuoco, l'albero, alto circa 12 metri, si sarebbe spiantato a causa della tromba d'aria e delle forti piogge che negli ultimi giorni hanno reso molle il terreno», ha affermato il presidente del X Municipio, Sandro Medici, recatosi sul luogo della tragedia.
«Abbiamo sempre giocato insieme da quando avevamo 10 anni: Nicolò era un ragazzo semplice, allegro, amava moltissimo il pallone, era un grande tifoso della Roma». Così, lo ricordano, gli amici di Nicolò Blois. «Sabato abbiamo giocato con lui l'ultima partita di calcio», hanno detto.
«Ero stato nel parco pochi minuti prima della tragedia e gli avevo detto di tornare a casa perché stava per arrivare un nubifragio», ha detto il padre tra le lacrime. «Era un angelo, la mascotte del Quadraro, il suo quartiere - ha raccontato la nonna Enrica - Certe cose non dovrebbero accadere». Tristezza ma anche rabbia tra gli abitanti della zona. «Sono 50 anni che abito qui e non è la prima volta che a causa di forti piogge cadono gli alberi di questa strada, piante ad alto fusto che sono quasi tutte malate e non vengono potati quasi mai», dice più di un cittadino arrivato sul luogo della tragedia. Anche il sindaco Alemanno, informato della tragedia, si è recato all'ospedale Vannini. Giunto al pronto soccorso del nosocomio, il primo cittadino ha stretto la mano ai familiari e ha espresso loro il proprio cordoglio. «Si tratta di un'enorme tragedia, faremo tutti gli accertamenti del caso per capire cosa sia successo», ha detto Alemanno. Un minuto di silenzio per Nicolò, richiesto da Alessandra Mussolini, è stato rispettato anche alla Camera dei Deputati.
In merito alla caduta dell'albero, alcune fonti del Campidoglio hanno chiarito come la pianta non fosse né malata, né secca. Proprio in questi giorni - dicono ancora dal Comune - l'ufficio giardini era all'opera per la ricognizione degli alberi della capitale colpiti dai temporali degli ultimi giorni. Intanto la procura di Roma ha disposto accertamenti per stabilire con certezza le cause che hanno determinato lo sradicamento dell'albero. A collaborare all'indagine sarà anche un collegio di agronomi che dovranno chiarire i motivi che hanno causato la caduta del pioppo di 12 metri.
Per questo motivo, domani, è previsto un sopralluogo nella zona colpita dalla tromba d'aria e dal nubifragio. Gli esperti dovranno stabilire, in sostanza, se l'albero fosse malato e pericolante o se la violenza della tromba d'aria possa essere stata l'unica causa della caduta. E il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha chiesto «alla procura di Roma di indagare per concorso in omicidio colposo, in particolare la magistratura dovrà accertare se il Servizio giardini del Comune di Roma aveva verificato lo stato degli alberi nel quartiere teatro della tragedia negli ultimi mesi. Se vi siano eventuali omissioni o negligenze e le relative responsabilità che hanno contribuito alla caduta dell'albero e al conseguente decesso del ragazzo».

Eleonora Sannibale Il Tempo.it 05/11/2008

Io personalmente pochi minuti fa sono stato sul luogo blindatissimo della tragedia, e ho avuto modo di parlare con la nonna materna di Nicolò, al quale consigliavo di chiedere agli inquirenti un frammento di albero sia prossimale che distale, e di incaricare un perito di parte per la perizia.
Siamo andati insieme a parlare con le forze dell'ordine che presidiavano il sito, e alla nostra richiesta, il responsabile in divisa ci ha detto che avremmo dovuto inoltrare la richiesta alla Procura della Repubblica, perchè c'era un indagine della Magistratura in corso, e tutto ciò che era in loco, non poteva essere asportato. Non capisco cosa potesse cambiare al Magistrato trovarsi qualche frammento di albero in meno, visto che parliamo di una pianta alta circa dieci metri.
Personalmente a differenza del Presidente del X Municipio Medici, non ho certezze in merito alla vicenda, e non capisco come alcune fonti del Campidoglio possano già aver affermato che la pianta non fosse ne malata ne secca, dal momento che le autorità sul posto affermano di non aver ancora fatto alcuna perizia. Posso semplicemente affermare che già da molto tempo il Servizio Giardini è sotto organico, a detta di chi ci lavora (Sig. Botti Responsabile in X Municipio), e secondo me non effettua come dovrebbe gli interventi di prevenzione sul territorio. In via Valerio Publicola e Marco Valerio Corvo gli Aceri Negundo sono quasi tutti malati, perchè? Quale e quanta prevenzione è stata effettuata specificatamente su questi alberi nel corso degli anni? Quello che palesemente dimostrano di saper fare molto bene è la potatura radicale, per quanto riguarda la prevenzione ho forti dubbi in merito.
Gianni Conti, 05/11/2008.

"24H DI ROMA IN MOUNTAIN BIKE" AL PARCO DEGLI ACQUEDOTTI



La 24 ore di Roma è un evento sportivo/ludico musical/gastronomico consistente in una staffetta in mountain bike. Hanno partecipato squadre suddivise in 4 o 8 componenti, tandem, da soli nell'apposita categoria "UNICO" e da quest'anno la categoria Monociclo.
Si è percorso per 24 ore "non stop" un sentiero segnato ed in parte illuminato di km 7 situato all'interno del Parco degli Acquedotti in zona Tuscolana - Cinecittà (Roma).
Un mix di strada bianca, prati e sentieri con piccolissimi dislivelli e difficoltà, al fine di dare la possibilità a tutti di partecipare. Il percorso interamente pedalabile arricchito da musica e cibo a volontà in una atmosfera festosa di luci che hanno caratterizzato questo evento davvero speciale. La 24 ore si è conclusa domenica 28 Settembre alle ore 12:00, dopo 24 ore di estenuanti pedalate. Tra gli ospiti il nostro Salvatore Settimi che stringe (un po troppo) la miss intervenuta all'evento (foto a dx)

P.U.P. IN VIALE S. G. BOSCO

Questa ripresa satellitare, che potrete ingrandire cliccandola, evidenzia lo stato attuale di Viale San Giovanni Bosco. Confrontandola con la mappa sottostante, risulta evidente la scomparsa di moltissimi posti macchina gratuiti, per far spazio a dei giochi di dubbia utilità.
Non che che nel quartiere non si senta l'esigenza di spazi ricreativi, tutt'altro! Ma era proprio necessario ubicarli in mezzo ad una strada ad alto scorrimento veicolare? Non è pericoloso e poco salutare portare dei bambini a giocare tra migliaia di vetture in transito? Oppure l'intento degli amministratori locali era quello di far sparire posti gratuiti per vendere più rapidamente quelli a pagamento, calmierando la gente con l'illusione di spazi gioco? Questa immagine ripresa sempre dal satellite (sotto) si può ingrandire cliccandoci sopra e ruotando la rotellina del mouse molto lentamente, oppure trascinarla tenendo il pulsante sinistro del mouse premuto. Cliccando sulle doppie freccette di fianco alla scritta ibrida, sarà di più facile osservazione. A Voi la conclusione!



ROMA SPENDE 9MILA EURO PER OGNI BAMBINO ROM



Per mandare a scuola ognuno dei 1.600 bimbi rom della capitale il Comune di Roma può arrivare a spendere qualcosa come 9mila euro all’anno. Praticamente il doppio di una retta da istituto privato. Ma il problema, in realtà, è un altro: quei ragazzi in classe non ci entrano affatto. Il vaso di Pandora dei costi/benefici legati alla scolarizzazione dei minori nomadi viene scoperchiato da Bruno Vespa nel suo ultimo libro Un’Italia diversa. Viaggio nella rivoluzione silenziosa, in uscita il 3 ottobre. E il sospetto che le associazioni di terzo settore usino manovrare i numeri a proprio favore, è puntualmente confermato.Il giornalista Rai ha semplicemente confrontato i dati sulle frequenze forniti dall’Arci romana e quelli ufficiali delle scuole. I risultati si riferiscono per ora a un paio di quartieri a forte densità rom, Castel Romano e Tor de’ Cenci, ma il quadro che se ne ricava è già chiarissimo. Secondo l’Arci i bambini regolarmente iscritti sarebbero 257. Prima bugia: nei registri ne compaiono una trentina in meno, 224. Le sorprese maggiori, però, riguardano le presenze effettive tra i banchi. Infatti, a sentire l’Arci, un terzo di loro (82 persone) frequenta assiduamente - si fa per dire -, cioè almeno tra i 140 e i 180 giorni; 61 andrebbero a scuola tra i 70 e i 140 giorni; 33 da 18 a 71 giorni appena; 81 non ci hanno mai messo piede. La cosa sarebbe allarmante di per sé, ma non è ancora tutto. I dirigenti scolastici di Castel Romano tirano ben altre somme. Sono 3 (tre!) i bimbi rom che sono stati in aula il minimo indispensabile per il loro profitto. Tutti gli altri non hanno superato l’anno, avendo frequentato meno di 140 giorni di lezione. Tale discrasia assume contorni perfino grotteschi dalle parti del campo nomadi di Tor de’ Cenci. Qui ci sono sette scuole elementari e una scuola media, e l’Arci ha assicurato ad Alemanno «la frequenza media di 22,7 alunni al mese su 89 iscritti in totale». Magari fosse vero. Scrive Vespa, dopo aver interpellato presidi e professori: «Non ce ne è uno - uno solo - che sia andato a scuola per almeno 144 giorni. Sconfortanti, in particolare, i dati della scuola media: su 39 iscritti soltanto 6 frequentano per più di cento giorni e meno di 120». Insomma, l’Arci ha bluffato e alla fine batte il Campidoglio per 23 a 0. «Siamo rimasti di stucco», ammette l’assessore comunale alle Politiche educative Laura Marsilio. «Perché si è arrivati a questo punto? Nessuno, incaricato di vigilare, se n’è accorto? Abbiamo avviato una severa indagine amministrativa per capirlo». Certo, perché questo significa che il Comune di Roma ha pagato una cifra spropositata, pari a 3,6 milioni l’anno, per giunta per un servizio prestato a pochi. Basta una calcolatrice e si scopre che, nell’ipotesi molto ottimista in cui andassero a scuola tutti i 1.600 rom censiti, il costo pro capite sarebbe di 2.300 euro. Cifra di tutto rispetto. In pratica, però, tra Castel Romano e Tor de’ Cenci questa sale fino a 7mila euro a testa, anzi in quest’ultimo caso tocca appunto il record di 9mila euro per 23 ragazzini tra i banchi.A Roma i cinque pullman da 55 posti continuano a passare, tutte le mattine, per i campi nomadi della periferia. Disertato dai piccoli, il servizio è gradito agli adulti che ne approfittano per farsi trasportare in centro a sbrigare i loro dubbi affari: elemosina e molto altro. Un «passaggio» pagato dai romani a caro prezzo. Ma anche a Milano, dove si «investono» da gennaio a dicembre 4,6 milioni in interventi sociali all’interno dei 12 insediamenti autorizzati, sui circa 600 minori in età dell’obbligo stimati non più di uno su cinque avrebbe a che fare con quaderni e maestre in maniera stabile. Una differenza tuttavia c’è. Chiusi i rubinetti alle associazioni, le mediatrici culturali ora sono assunte direttamente dagli uffici di Letizia Moratti.
Di Giacomo Susca IL GIORNALE.IT http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=293176

TRAGEDIA ANNUNCIATA!

Li hanno trovati coperti di ferite
Agenti nel parco di via Lemonia (foto M. Proto) ROMA - I due clochard litigavano spesso. Più volte la gente del Tuscolano li aveva sentiti scambiarsi minacce. Eric, il polacco, presenza «storica» del quartiere, non sopportava che l'altro, un romeno arrivato da poco, gli rubasse il «suo» spazio, e ogni tanto anche i soldi delle elemosine. Ma nessuno poteva immaginare come sarebbe andata a finire, e cioè che i due si sarebbero uccisi a vicenda. Li hanno trovati cadaveri questa mattina, al parco di via Lemonia, nel quartiere Tuscolano, a Roma. A scoprirli un passante che, alle 5 del mattino, ha notato un corpo nel parco. Ha chiamato il 118: gli infermieri hanno solo potuto constatare che l'uomo era già morto. A quel punto è intervenuto il 113 e gli agenti hanno trovato, poco distante dalla prima vittima, il secondo corpo privo di vita. I due cadaveri recavano profonde ferite da corpo contundente su più parti del corpo: ematomi sul viso, sulla testa, mandibola fratturata.
IL MASSACRO - Gli agenti della polizia scientifica hanno trovato, vicino ai due corpi, diversi oggetti che potrebbero essere stati utilizzati da entrambi per colpire. Sugli oggetti, sequestrati, verranno eseguite analisi scientifiche; sono già state disposte le autopsie su entrambi i cadaveri. I due, rispettivamente di 30 e 40 anni circa, litigavano spesso e più volte si erano minacciati di morte a vicenda, secondo quanto riferito agli investigatori della Squadra mobile da alcuni testimoni e sbandati del quartiere, ascoltati nel corso della mattinata. I testimoni hanno raccontato inoltre agli investigatori che i due chochard vivevano da tempo di stenti nella zona del Prenestino. Chiedevano l'elemosina e facevano entrambi pesante uso di alcolici.
IPOTESI TERZO UOMO - Probabilmente una delle due vittime Eric, il polacco, di circa 30 anni, non accettava il fatto che l'altro barbone, un romeno arrivato da poco, condividesse quella fetta di parco che lui si era conquistato già da anni. Tra l'altro, raccontano alcuni testimoni, il barbone romeno, non ancora identificato dalla polizia, girava sempre con uno o due connazionali. Probabilmente anche la scorsa notte non era solo, anche se è presto per dire se alla lite abbiano partecipato più persone. Non è escluso ma non è neanche certo. Lo potranno chiarire i risultati degli esami ematici che saranno effettuati sulle tracce di sangue trovate accanto ai due morti. Gli investigatori della mobile hanno infatti stabilito che il barbone romeno spesso, in passato, avrebbe rubato i soldi dell' elemosina che Eric racimolava durante la giornata.
CORRIEREDELLASERA.IT

IL NOSTRO AMICO “PARCO DEGLI ACQUEDOTTI”

Nel nostro quartiere abbiamo la fortuna di avere uno dei parchi più belli al mondo, soprattutto dal punto di vista storico. Il Parco degli Acquedotti fa parte del Parco Regionale dell’Appia Antica cinto tra i quartieri dell’Appio Claudio, Cinecittà., via delle Capannelle e la via ferroviaria Roma-Cassino-Napoli, per una estensione di circa 15 Ettari. Viene percorso da ben sette acquedotti di epoca romana e papale, in elevazione e sotterranei, che rifornivano l’antica Roma facendola divenire “La Regina aquarum”. Anio Vetus (sotterraneo), Tepula, Marcia, Iulia e Felice (sovrapposti), Claudia e Anio Novus (sovrapposti) rappresentano un tratto di campagna romana che originariamente si estendeva ininterrottamente tra Roma e i Colli Albani. Così scrisse Plinio il Vecchio: "Chi vorrà considerare con attenzione la quantità delle acque di uso pubblico per le terme, le piscine, le fontane, le case, i giardini suburbani, le ville; la distanza da cui l'acqua viene, i condotti che sono stati costruiti, i monti che sono stati perforati, le valli che sono state superate, dovrà riconoscere che nulla in tutto il mondo è mai esistito di più meraviglioso". Queste opere di elevatissima fattura storico/ingegneristica, non sono inferiori al colosseo, ma haimè per loro sfortuna non risiedono nel centro storico, per cui non possono godere dell’attenzione che meritano da parte dei nostri governanti, che come dice giustamente Beppe Grillo “sono semplicemente nostri dipendenti”, ma vista la loro inossidabile inefficienza, converrebbe metterli sotto contratto ad obiettivo, “obiettivo non raggiunto fattura non pagata!”. Le foto sopra descrivono meglio di qualsiasi parola lo stato di abbandono di questo stupefacente parco. Chiediamo che vengano fatti al più presto interventi di manutenzione straordinaria per riqualificare questa area e dare finalmente a questo parco il giusto decoro.



Interventi proposti:
· Sostituzione delle panchine rotte
· Impiantare servizi igienici pubblici dignitosi
· Istituire una sorveglianza H 24
· Mettere a dimora nuove essenze arboree e sostituire quelle malate
· Allestire aree per cani
· Creare piste ciclabili dignitose
· Creare percorsi ginnici attrezzati per atleti abili e percorsi tattili con corrimano in legno per non vedenti, da loro raggiungibili in totale autonomia, come per Villa Borghese (Bioparco)
· Pulitura di tutte le superfici imbrattate dai vandali
· Rendere inaccessibili le aree di importanza storica, per non dover più vedere simili scempi (vedi foto sopra). Insomma mettere a frutto le tasse che paghiamo!


Questo post è stato pubblicato nella seconda edizione del neo giornalino di quartiere "La salita del quadraro" edito dal centro sociale Spartaco di Via Selinunte, al quale tutti noi del comitato Appio Claudio e in primis il Presidente Salvatore Settimi, facciamo un grande in bocca al lupo per un proficuo prosieguo di questa iniziativa.




CASA? SE NON SEI ROM NON NE HAI DIRITTO!

Blitz di esponenti e simpatizzanti della Lega Nord, poco dopo l'alba, a Mestre (Venezia) per bloccare i lavori di costruzione di un campo nomadi finanziato dal Comune con 2,8 mln di euro. Alla manifestazione - secondo quanto riferito dagli organizzatori - hanno partecipato alcune decine di persone; alcuni di loro si sono incatenati per impedire l'avvio dei lavori che, già previsti per i giorni scorsi, stanno subendo dei rinvii. Oltre agli esponenti del Carroccio, sono presenti i rappresentati del comitato di cittadini contrario alla costruzione del campo, che è destinato a una comunità Sinti che da decenni vive a Mestre. Il campo nomadi prevede la costruzione di piccole casette con annessa, a ciascuna, lo spazio per parcheggiare una roulotte. "Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari - ha detto stamani il capogruppo della Lega in consiglio comunale, Alberto Mazzonetto - con questa iniziativa ha tradito i veneziani. I costi del campo incideranno sulla finanza locale e impediranno altre opere che sono prioritarie. A Venezia c'è una emergenza abitativa per almeno 2000 persone, sfrattate o prive di casa: i soldi per il campo dovevano andare a loro. Per Cacciari vengono prima i nomadi che i veneziani indigenti". Secca la replica del sindaco Cacciari: "La Lega cerca evidentemente lo scontro - afferma - ma noi andiamo avanti. Prima o poi si stancheranno". Sulla possibilità dell'uso della forza, il sindaco precisa tuttavia che sta "alla Questura decidere come muoversi, non al Comune". "E' un'iniziativa vergognosamente strumentale - prosegue Cacciari - priva di ogni fondamento". "La decisione di istituire il campo - ricorda - risale addirittura al 1997, è stata approvata da tutti i consigli comunali possibili, e la richiesta di sospensiva è stata rigettata dal Tar". Il sindaco sottolinea peraltro che le persone che si insedieranno nel campo "sono cittadini veneziani a tutti gli effetti, di seconda e terza generazione, esattamente come parte di coloro che stanno manifestando. I loro figli - conclude - vanno a scuola da anni, i genitori lavorano, regolarmente, nella raccolta del ferro. Ripeto, è una protesta totalmente strumentale".
(03 giugno 2008)


P.U.P. O NON P.U.P.?

Qualche mese or sono, metà carreggiata di Viale S. Giovanni bosco ha ceduto improvvisamente.
Si poteva notare molto chiaramente una frattura lungo quasi tutto il manto stradale, che dalla piazza andava ad incrociare via Calpurnio Fiamma.
La corsia fu chiusa per diversi giorni causando enormi disagi al traffico locale.
Ora a distanza di qualche mese dalla riparazione, il manto stradale di questa via è franato di nuovo in entrambi i sensi, e finora nulla è stato fatto.

Siamo molto preoccupati per la stabilità del suolo, visto che sotto di esso è vuoto.

Gli abitanti della zona si chiedono se i lavori effettuati per i parcheggi pertinenziali PUP (Piano Urbano Parcheggi, sostanzialmente box!) abbiano a che fare con questi accadimenti, certo che le coincidenze non aiutano a pensar diversamente.
Gianni Conti.



UN PARCO CHE NON INTERESSA A NESSUNO!

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PERCHE' NON ESTENDERE I PACS DEI PARLAMENTARI ANCHE A TUTTI GLI ALTRI CITTADINI?

Sorpresa, i parlamentari italiani - anche quelli più ligi verso i diktat del Cardinal Ruini – possono far beneficiare i loro conviventi dell’assistenza sanitaria integrativa. Però – almeno per quanto riguarda l’attuale maggioranza, la prossima si vedrà - si battono a morte per sbarrare la strada a qualunque tentativo di introdurre i Pacs per i loro elettori…
Articolo di Antonio Venier
In un Paese in cui i Papa-boys e gli Atei devoti non perdono occasione per scagliarsi contro "la deriva zapaterista" e si segnano quando sentono parlare dei Pacs tra conviventi, fa scalpore apprendere che i conviventi dei senatori e dei deputati possono fruire dell’assistenza sanitaria integrativa di cui beneficiano i loro compagni parlamentari. Sono sufficienti una dichiarazione del parlamentare e tre anni di convivenza. Requisito, quest’ultimo, che non viene però richiesto se sono nati dei figli.
Questo riconoscimento – peraltro giustissimo, e ammesso anche dalle regole sull’assistenza sanitaria di altre categorie come ad esempio i giornalisti – fa a pugni con la contrarietà espressa della maggioranza degli stessi parlamentari a riconoscere analoghi diritti ai cittadini qualunque.
Le coppie italiane non sposate chiedono il riconoscimento di diritti, almeno quelli basilari, che spettano alle coppie sposate, ma si scontrano con un no deciso della maggioranza parlamentare. E’ la stessa Italia – lamentava nei giorni scorsi una lettrice del quotidiano "La Repubblica" – "che, per esempio, ha negato alla signora Adele Parrillo, compagna non sposata di uno dei 18 carabinieri uccisi a Nassiriya da un attacco kamikaze, il risarcimento che spetta ai familiari delle altre vittime. E’ la stessa Italia che nega a milioni di persone il diritto di assentarsi dal lavoro per assistere il partner che si è ammalato gravemente, oppure di continuare a vivere nell’appartamento del convivente deceduto senza il permesso dei parenti più prossimi". La stessa Italia e lo stesso Parlamento che – a maggior ragione - continuano a negare a chi ha convissuto una vita il diritto alla pensione di reversibilità del compagno defunto.
A questo punto gli ultrà cattolici che pullulano nel Parlamento dovrebbero scegliere se abolire il beneficio di cui molti illustri loro colleghi di tutti gli schieramenti riescono a fruire oppure estenderlo alle coppie conviventi dei loro elettori. Un minimo di coerenza. Non sembra di chiedere troppo.

ACQUEDOTTI E ABBANDONATI.


Il Parco degli Acquedotti, uno dei beni archeologico-ambientali tra i più suggestivi della nostra città, rischia di precipitare in uno stato di degrado irreversibile. Malgrado impegni, rassicurazioni e perfino promesse personali, il bilancio comunale non ha previsto neanche un euro per la sua manutenzione e, men che meno, per la sua valorizzazione.
“Faccio il Presidente del X Municipio da ormai sette anni – osserva il presidente del X Municipio, Sandro Medici – e posso testimoniare che non c’è mai stata una briciola di attenzione verso questo straordinario patrimonio”. Nel settembre scorso, durante un incontro-sopralluogo, alla presenza dei massimi responsabili comunali, dei vertici del Parco dell’Appia Antica e della Sovrintendenza archeologica, era stato assicurato al X Municipio un intervento immediato e un successivo investimento per il 2008. Nulla di ciò è accaduto. La stessa area per decenni occupata dagli orti abusivi, che nell’estate scorsa il Municipio si è incaricato di far sgomberare, è rimasta così come era: arida, abbandonata e desolata. “Mentre si continua nell’opera di risanamento e valorizzazione dei parchi della città storica - commenta Sandro Medici - il verde delle periferie, anche quello pregiatissimo che circonda gli antichi acquedotti romani, continua ad essere ignorato dalle politiche comunali. Invece di rilanciare un’offensiva di riqualificazione dei quartieri periferici, bisognosi come non mai di cure, servizi e progetti di sviluppo, è con un certo avvilimento – conclude Medici - che registro, al contrario, una generalizzata e ormai insopportabile politica dell’abbandono”. Abitare a Roma.net

CHE COPPIA!



Napoli, 16 gennaio 2008 - 0RE 18.40 GLI ARRESTATI UDEUR SONO 23
Terremoto giudiziario nell'Udeur. Sono 23 gli arresti eccellenti (4 in carcere, 19 ai domiciliari) ordinati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) tra gli esponenti campani del partito del ministro della giustizia Clemente Mastella, a cominciare da quello della moglie, Sandra Lonardo Mastella, presidente del consiglio regionale della Campania, che si trova da oggi pomeriggio ai domiciliari nella sua casa di Ceppaloni (Benevento). È accusata di tentata concussione nei confronti del direttore generale dell'ospedale di Caserta. I carabinieri hanno eseguito ordinanze di custodia in carcere nei confronti di Carlo Camilleri, consuocero dei Mastella, che si trova però in ospedale a Benevento da ieri sera; Vincenzo Lucariello, difensore civico della Regione Campania, il cui telefono cellulare «bollente» ha messo in luce l'intreccio di affari della presunta lobby; Antonello Scocca e Domenico Pianese. Provvedimento restrittivo ma con il beneficio dei domiciliari per 19 indagati: Sandra Lonardo Mastella; il sindaco di Benevento, Fausto Pepe; Carlo Banco; Erminia Florenzano; l'assessore regionale al personale Andrea Abbamonte e quello all'ambiente Luigi Nocera; Francesco Cardone, i consiglieri regionali Ferdinando Errico e Nicola Ferraro; Nino Lombardi, presidente della comunità montana del Titerno; Angelo Padovano; Francesco Zaccaro, Antonio Barbieri; Letizio Napoletano; Paolo Budetta; Cristiana Fevola e Ugo Ferrara. Interdetto dall'ufficio di giudice del Tar Campania, Ugo De Maio; da quello di vigile urbano, Luigi Treviso; da prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano.
L'indagine è basata su intercettazioni telefoniche disposte nell'ambito di una inchiesta che portò all'arresto nel giugno dello scorso anno dell'ex direttore generale della Provincia di Caserta, Antony Acconcia e di due consiglieri provinciali con le accuse di associazione per delinquere, corruzione, concussione, turbativa d'asta e falso in atti pubblici. «Le indagini, condotte dalla procura da circa un anno, hanno preso spunto da conversazioni telefoniche relative alla gestione degli appalti e servizi pubblici nella Provincia di Caserta e hanno consentito di far luce su un tessuto di illecito radicato nell'area politica, amministrativa e giudiziaria della Campania». Così scrive la procura di Santa Maria Capua Vetere in una nota che precisa alcuni contorni dell'inchiesta.
Poco prima che le venisse notificato l'arresto Sandra Mastella aveva escluso le sue dimissioni. Il suo portavoce ha aggiunto: «È tranquilla e serena con la sua coscienza. Ha piena fiducia nella magistratura per una vicenda che non ha al centro una dazione di denaro, ma solo una diversità di giudizi intorno a nomine». Ha poi ribadito il concetto parlando di «banali contrasti» che emergerebbero dalla lettura degli atti. Quotidiano.net

IL TAR: «ILLEGITTIME LE REQUISIZIONI DEGLI ALLOGGI»


Illegittimi i provvedimenti con cui i municipi IX, X e XI hanno requisito numerosi appartamenti in via Appia Nuova, in via Caio Rutilio e in via Acerbi. A stabilirlo è stato il Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso presentato dai diversi proprietari sospendendo le ordinanze con cui erano stati requisiti gli alloggi.Le ordinanze di requisizione erano state emesse il 14 ottobre scorso, alla vigilia dei termini di scadenza del decreto di blocco degli sfratti, per consentire ai vari affittuari, tutte famiglie a basso reddito e sottoposte a procedura di sfratto esecutivo, di restare nei loro appartamenti continuando a pagare regolarmente il canone. Il Tar ha tuttavia giudicato illegittimi i provvedimenti a tutela degli inquilini, ritenendo titolare ad emettere questo tipo di ordinanze, come sancito dalla recente sentenza della Corte di Cassazione, il solo prefetto e in subordine il sindaco, non dunque i presidenti di municipio. Per la stessa vicenda si era mossa anche la Procura, che ora ha messo sotto inchiesta i presidenti dei tre municipi. Abuso d’ufficio ed usurpazione di funzioni sono i reati che i pm Salvatore Vitello e Maria Cristina Palaia ipotizzano nei confronti di Susanna Fantino (IX), Sandro Medici (X) ed Andrea Catarci (XI). I tre avevano motivato la loro iniziativa sostenendo che le requisizioni riguardavano famiglie «che sarebbero state inevitabilmente cacciate dalle loro abitazioni nelle successive settimane e che avrebbero ulteriormente appesantito la già gravissima emergenza abitativa in città». Nelle prossime settimane il Tribunale regionale esaminerà i ricorsi presentati dai proprietari di altri immobili requisiti, ed è assai probabile che verranno anch’essi accolti, con la relativa sospensione dei provvedimenti anti-sfratti.«La sentenza del Tar fa finalmente rispettare il diritto alla proprietà privata costituzionalmente riconosciuto. Medici non lo sapeva?». Così commenta il capogruppo Udc in Comune Dino Gasperini. «Singolare la lamentatio del presidente del X municipio - continua Gasperini - Come poteva infatti un presidente di un municipio non sapere che non aveva il titolo per requisire alloggi privati? Perché prima di emanarlo, non si è preoccupato che un simile provvedimento oltre a violare il diritto alla proprietà privata avrebbe avuto un effetto boomerang proprio sulle famiglie che intendeva aiutare? Avevamo detto in quei giorni che l’ordinanza di requisizione era un atto inaccettabile e viziato di legittimità e guarda caso avevamo ragione. Avevamo detto che non bisognava illudere della gente in difficoltà con provvedimenti inutili e viziati di legittimità, ma nessuno dei presidenti dei municipi che hanno attuato queste assurde ordinanze ci hanno ascoltato. Ora il dramma delle famiglie è ancora più grave ed è inaccettabile che qualcuno faccia il meravigliato dopo aver emanato provvedimenti sbagliati. Quanto alle “scellerate scelte politiche”, come Medici le definisce, è singolare che oltre alla fotografia della situazione, il presidente del X municipio non dica che la maggior parte di quelle scelte sono state assunte dalla maggioranza di sinistra di cui da sempre fa parte. Siamo prontissimi - continua Gasperini - ad impegnarci per aiutare quelle famiglie ma seguendo la legge e i regolamenti comunali. Chiediamo con forza la costruzione di nuove case popolari a Roma e l’inserimento nel piano regolatore delle aree che la maggioranza di cui Medici fa parte si è dimenticata di mettere in questi anni. Speriamo che Medici sia con noi. Ma ora - conclude Gasperini - spero che sia chiaro che il problema casa si risolve costruendo alloggi e non attaccando il privato e che questo dramma dimostra il nulla messo in campo sull’emergenza abitativa dal sindaco e dalla sua giunta».
IL GIORNALE.IT (Sabato 12 Gennaio 2008) http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=233523

ROBA DA PAZZI!


L'immondizia campana sparsa in mezza Italia. Dopo l'incontro di mercoledì tra governo e Regioni le perplessità sembrano superate e la disponibilità politica già espressa nella riunione con Prodi, si è tramutata per la maggioranza delle regioni in aiuto concreto.

L'Abruzzo si è detto disponibile ad accoglierne fino a 15mila tonnellate, mentre Emilia Romagna e Piemonte ne riceveranno 5mila a testa, anche se la provincia di Torino si è detta invece contraria. In Toscana ne arriveranno 4mila tonnellate, come anche nelle Marche. Nel Molise tremila, e mille in Calabria. E rispetto alle dichiarazioni dei giorni scorsi da parte di alcune delle amministrazioni regionali, è da registrare la disponibilità della Liguria, ne accoglierà un migliaio di tonnellate, mentre mercoledì si era detta contraria. Anche il Lazio darà un contributo, ma «la selezione avverrà a monte, nel territorio campano», ha precisato il presidente della Regione, Piero Marrazzo. Solo Lombardia e Veneto devono sciogliere la riserva ma si confida, rilevano le fonti del palazzo, che si raggiunga la «totale adesione». Ma la Lombardia è proprio la regione che potrebbe contribuire in misura maggiore a risolvere il priblema, vista le possibilità di smaltimento che ha la regione. E in Sardegna, dove ieri è giunta la prima nave carica di rifiuti, c'è stato un braccio di ferro al porto di Cagliari fra i manifestanti che cercavano d'impedire lo sbarco e le forze dell'ordine. Alcuni militanti indipendentisti dell'Irs e di Sardigna Nazione, che dal pomeriggio presidiavano il porto Canale in attesa dello sbarco di 500 tonnellate di rifiuti, sono stati bloccati da carabinieri e polizia mentre cercavano di avvicinarsi alla nave con l'intento di impedire le ultime operazioni di ormeggio. L'imbarcazione è riuscita ad attraccare dopo circa tre ore di attesa in rada. Molti manifestanti si erano, infatti, sdraiati per terra per impedire «pacificamente» la discesa dei camion carichi di rifiuti. I 24 tir sono stati tuttavia fermi davanti ai cancelli del porto in attesa di partire alla volta dell'inceneritore situato nella zona industriale di Cagliari. I manifestanti sono stati letteralmente trascinati via dalla Polizia che dopo numerosi tafferugli, cariche e ricorrendo all'uso dei manganelli, li ha spostati per far passare i tir. I manifestanti si sono assiepati dietro i cancelli che cingono il molo. I 24 camion carichi di rifiuti campani sono poi riusciti a varcare il cancello d'ingresso del porto Canale di Cagliari, diretti all'area del termovalorizzatore di Macchiareddu, alla periferia del capoluogo sardo. Tra le urla della folla, gli automezzi hanno lasciato il molo Grendi, mentre alcuni manifestanti si sono accaniti contro l'esterno dei camion. Sul posto anche il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, e alcuni parlamentari di Forza Italia che hanno per ore tentato di portare avanti una difficile mediazione. Sul posto anche diversi consiglieri regionali dell'opposizione, una delegazione di Azione Giovani e il parlamentare di Forza Italia, Mauro Pili, rimasto leggeremente contuso durante i tafferugli. Intanto, continua la polemica politica tra il centrodestra, che chiede di non accogliere l'immondizia campana e il governatore Soru, che si appella alla Costituzione e alla solidarietà. Il Tempo.it