UN PARCO CHE NON INTERESSA A NESSUNO!

Clicca per ingrandire le immagini



PERCHE' NON ESTENDERE I PACS DEI PARLAMENTARI ANCHE A TUTTI GLI ALTRI CITTADINI?

Sorpresa, i parlamentari italiani - anche quelli più ligi verso i diktat del Cardinal Ruini – possono far beneficiare i loro conviventi dell’assistenza sanitaria integrativa. Però – almeno per quanto riguarda l’attuale maggioranza, la prossima si vedrà - si battono a morte per sbarrare la strada a qualunque tentativo di introdurre i Pacs per i loro elettori…
Articolo di Antonio Venier
In un Paese in cui i Papa-boys e gli Atei devoti non perdono occasione per scagliarsi contro "la deriva zapaterista" e si segnano quando sentono parlare dei Pacs tra conviventi, fa scalpore apprendere che i conviventi dei senatori e dei deputati possono fruire dell’assistenza sanitaria integrativa di cui beneficiano i loro compagni parlamentari. Sono sufficienti una dichiarazione del parlamentare e tre anni di convivenza. Requisito, quest’ultimo, che non viene però richiesto se sono nati dei figli.
Questo riconoscimento – peraltro giustissimo, e ammesso anche dalle regole sull’assistenza sanitaria di altre categorie come ad esempio i giornalisti – fa a pugni con la contrarietà espressa della maggioranza degli stessi parlamentari a riconoscere analoghi diritti ai cittadini qualunque.
Le coppie italiane non sposate chiedono il riconoscimento di diritti, almeno quelli basilari, che spettano alle coppie sposate, ma si scontrano con un no deciso della maggioranza parlamentare. E’ la stessa Italia – lamentava nei giorni scorsi una lettrice del quotidiano "La Repubblica" – "che, per esempio, ha negato alla signora Adele Parrillo, compagna non sposata di uno dei 18 carabinieri uccisi a Nassiriya da un attacco kamikaze, il risarcimento che spetta ai familiari delle altre vittime. E’ la stessa Italia che nega a milioni di persone il diritto di assentarsi dal lavoro per assistere il partner che si è ammalato gravemente, oppure di continuare a vivere nell’appartamento del convivente deceduto senza il permesso dei parenti più prossimi". La stessa Italia e lo stesso Parlamento che – a maggior ragione - continuano a negare a chi ha convissuto una vita il diritto alla pensione di reversibilità del compagno defunto.
A questo punto gli ultrà cattolici che pullulano nel Parlamento dovrebbero scegliere se abolire il beneficio di cui molti illustri loro colleghi di tutti gli schieramenti riescono a fruire oppure estenderlo alle coppie conviventi dei loro elettori. Un minimo di coerenza. Non sembra di chiedere troppo.